Ladakh – Horn Please!

In India, il sistema stradale appare caotico agli occhi dei viaggiatori, la sensazione è di non poter sopravvivere al traffico, alla miriade di mezzi di trasporto di qualsiasi tipo che si riversano sulle strade, tanto nelle metropoli che nelle piccole città.
Ma ciò che resta più impresso, spostandosi da un luogo all’altro, è probabilmente il rumore, il suono incessante dei clacson che non si interrompe mai.
Si suona per segnalare la propria presenza, per spingere mucche ed altri animali a spostarsi dalla carreggiata, per mettere fretta ai pedoni agli incroci, per sorpassare, ma anche per far passare, insomma si suona sempre, continuamente, ma con convinzione se non con entusiasmo, tanto da far pensare che le scuole guida prevedano corsi appositi.
E poi ti ritrovi improvvisamente in un’India diversa, in montagna, con la macchina che arranca sulla carrozzabile più alta del mondo e sei circondato dal silenzio, quando invece ti aspetteresti di sentirlo il suono del clacson, al di là di una curva cieca, di un crinale, di uno spuntone di roccia che ostruisce la visuale. E così l’incontro con i bestioni della strada è spesso inatteso e, qualche volta, sin troppo ravvicinato, quando si è stretti tra il fianco del monte e il burrone. Ma l’espressione del nostro autista non tradisce mai alcun segno di nervosismo e nella ricerca della foto perfetta, tra i tornanti che si aprono per lasciare intravedere paesaggi incantati, anche i camion diventano protagonisti di una giocosa caccia per vedere chi riesce a cogliere il cartello più improbabile, la prospettiva più suggestiva, l’autocarro più colorato.

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