Angoli nascosti: Sala dei Cavalieri (Brescia)

Ci sono angoli nascosti in ogni città, che nemmeno chi vi è nato e cresciuto spesso conosce, per mille diversi motivi.
A Brescia è il caso della Sala dei Cavalieri, a Palazzo Broletto, in quelle che oggi sono le soffitte del lato sud di un luogo storicamente centro del potere cittadino, sede del Podestà e del Consiglio generale.
Riscoperto quasi per caso intorno al 1945 l’imponente affresco, della lunghezza di circa 50 metri e alto approssimativamente 9 metri, decorava in origine l’antico salone dal soffitto interamente ligneo del palazzo, prima della sua trasformazione seicentesca e, soprattutto, prima che una mano di calce e gli scaffali dell’Archivio Storico Civico lo nascondessero completamente.

Salendo la scala a chiocciola in pietra ci si muove a ritroso nel tempo, per ritornare a quello che era un salone unico, luminoso grazie alle polifore e bifore che si aprivano sulle sue pareri, adornato dal più lungo affresco in Italia a tema profano risalente al 1270 – 1280.
La decorazione rappresenta uno splendido esempio della pittura infamante  o pittura d’infamia che nel Medioevo rappresentava un’autentica pena, una sorta di strumento punitivo per i “fuorilegge”, destinata a raffigurare, dileggiandolo a futura e perenne memoria, chi aveva cospirato o agito contro il Governo del Popolo.

La lettura del racconto per immagini che corre lungo due muri inizia dal lato opposto a quello della porta d’ingresso, con una processione di cavalieri ghibellini, come mostrano le insegne, incatenati e dolenti, cacciati da Brescia – simboleggiata da una delle sue porte – come traditori. I protagonisti sono ritratti, per la maggior parte, in atteggiamento dolente per l’espressione del viso, la testa inclinata poggiata sulla mano (nell’iconografia medievale da leggere come un segno espressivo del  dolore), incatenati uno all’altro. Ogni cavaliere ha dietro la testa una sorta di borsa nera in cui molti storici hanno voluto interpretare come la rappresentazione della sua colpa e del suo crimine, ossia l’attaccamento al denaro e il conseguente uso della politica per i suoi interessi. La fascia del dipinto inferiore ritrae il mondo, più scomposto, arrogante e volgare degli scudieri che accompagnano gli esponenti della nobiltà cittadina nella loro disonorevole sfilata. Restano poche tracce dell’iscrizione, inserita successivamente, che correva sopra i cavalieri, indicando i nomi dei personaggi rappresentati per garantirne la riconoscibilità, in quella che si può considerare come una trascrizione per immagini delle identità delle persone bandite, raccolte successivamente in un registro a partire dal 1280.

Sul lato in cui si apre la porta d’ingresso le pitture infamanti si interrompono, per lasciare spazio a una finalità ben diversa per la forza comunicativa delle immagini: dopo l’infamia, la celebrazione, l’esaltazione della presa del potere signorile.
Quella che inizialmente doveva essere una zona vuota, tra due cornici, è stata successivamente riempita con un l’affresco che illustra la pace di Berardo Maggi (25 marzo 1298) con cui si pose fine alle lotte tra la fazione guelfa e quella ghibellina e che segnò l’inizio della signoria del presule in città.

Piè di pagina
Sala dei Cavalieri
Dove: Palazzo Broletto, Brescia
Quando: solo in occasione di aperture straordinarie
Letture per approfondire: https://u-pad.unimc.it/retrieve/handle/11393/41485/939/026_045_storia%20nella%20pittura.pdf, http://www.academia.edu/23233229/_Prime_pitture_d_infamia_nei_Comuni_italiani_immagini_come_documenti_immagini_come_fatti, http://www.ateneo.brescia.it/controlpanel/uploads/altre-pubblicazioni/A-I-09%20Milani.pdf

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