Angoli nascosti: Palazzo Tosio (Brescia)

La casa museo dei conti Tosio, oggi sede dell’Ateneo di Brescia, Accademia di scienze lettere ed arti, è uno di quei luoghi che si riescono a visitare quasi sempre per caso, e con una certa dose di fortuna. Quindi, non appena ne ho avuto l’occasione ho deciso di prenotare una visita guidata per scoprire un altro degli angoli se non proprio nascosti, quanto meno poco conosciuti della mia città.
E il percorso attraverso le diverse sale non ha certo deluso le aspettative.
Il palazzo si sviluppa dall’unione di tre diversi edifici, oltre agli spazi delle ex scuderie sul lato est del cortile, e alla forma odierna si è lavorato a lungo, dal primo decennio del 1800 fino ai tardi anni Quaranta dello stesso secolo, per creare quella che nelle intenzioni dei conti Paolo e Paolina doveva essere essere la sede della loro considerevole collezione d’arte, nonché un luogo di incontro del cosiddetto Cenacolo Tosio che riuniva alcuni dei massimi esponenti dell’élite bresciana del periodo.
La facciata e gli esterni in generale onestamente non sono particolarmente spettacolari, ma basta entrare nel portone per scoprire un bell’esempio d’uso di materiali locali, come il marmo di Botticino con cui sono realizzate, ad esempio, la fontana con vasca (opera di Gaetano Monti) e la balaustra o la pietra di Sarnico che riveste l’intero cortile.
Purtroppo oggi quello stesso cortile che, grazie a uno speciale congegno, poteva trasformarsi in un laghetto per le anatra tanto amate dalla contessa, è adibito a parcheggio.

Il piano nobile del palazzo, nell’ala disegnata dal Vantini, contiene ancora alcuni mobili originali, così come qualche opera d’arte, ma sono soprattutto i soffitti e gli affreschi, i dettagli architettonici e gli stucchi a catturare l’attenzione dei visitatori, l’infilata di stanze dal gusto neoclassico in cui si susseguono pareti dai colori pastello e divani in velluto, statue e bassorilievi e preziosi lampadari, testimoni non solo del gusto dei padroni di casa, ma di un’intera epoca.
Un percorso che si snoda dalla galleria iniziale verso la sala ovale, dominata dalla statua in marmo di “Silvia alla fonte” e poi ancora fino al gabinetto ottagonale con i suoi specchi, la galleria delle incisioni (alle cui pareti rimangono sole le iscrizioni con l’indicazione della posizione delle opere) e ancora la cappella, la “saletta bruciata” e l’alcova, via via sino alla conclusione della visita, nella sala da pranzo.

Davvero uno “scrigno in cui l’architettura si fonde perfettamente con le decorazioni e gli arredi” come lo ha definito la stampa, restituito alla città dopo anni di restauri e riallestimenti, da scoprire e ammirare pur se talune delle opere più importanti che ospitava hanno ormai trovato una diversa collocazione.

Piè di pagina
Palazzo Tosio
Dove: Via Tosio 12, Brescia
Quando: solo in occasione di aperture straordinarie
Calendario delle visite guidate su prenotazione per il 2019

Angoli nascosti: Sala dei Cavalieri (Brescia)

Ci sono angoli nascosti in ogni città, che nemmeno chi vi è nato e cresciuto spesso conosce, per mille diversi motivi.
A Brescia è il caso della Sala dei Cavalieri, a Palazzo Broletto, in quelle che oggi sono le soffitte del lato sud di un luogo storicamente centro del potere cittadino, sede del Podestà e del Consiglio generale.
Riscoperto quasi per caso intorno al 1945 l’imponente affresco, della lunghezza di circa 50 metri e alto approssimativamente 9 metri, decorava in origine l’antico salone dal soffitto interamente ligneo del palazzo, prima della sua trasformazione seicentesca e, soprattutto, prima che una mano di calce e gli scaffali dell’Archivio Storico Civico lo nascondessero completamente.

Salendo la scala a chiocciola in pietra ci si muove a ritroso nel tempo, per ritornare a quello che era un salone unico, luminoso grazie alle polifore e bifore che si aprivano sulle sue pareri, adornato dal più lungo affresco in Italia a tema profano risalente al 1270 – 1280.
La decorazione rappresenta uno splendido esempio della pittura infamante  o pittura d’infamia che nel Medioevo rappresentava un’autentica pena, una sorta di strumento punitivo per i “fuorilegge”, destinata a raffigurare, dileggiandolo a futura e perenne memoria, chi aveva cospirato o agito contro il Governo del Popolo.

La lettura del racconto per immagini che corre lungo due muri inizia dal lato opposto a quello della porta d’ingresso, con una processione di cavalieri ghibellini, come mostrano le insegne, incatenati e dolenti, cacciati da Brescia – simboleggiata da una delle sue porte – come traditori. I protagonisti sono ritratti, per la maggior parte, in atteggiamento dolente per l’espressione del viso, la testa inclinata poggiata sulla mano (nell’iconografia medievale da leggere come un segno espressivo del  dolore), incatenati uno all’altro. Ogni cavaliere ha dietro la testa una sorta di borsa nera in cui molti storici hanno voluto interpretare come la rappresentazione della sua colpa e del suo crimine, ossia l’attaccamento al denaro e il conseguente uso della politica per i suoi interessi. La fascia del dipinto inferiore ritrae il mondo, più scomposto, arrogante e volgare degli scudieri che accompagnano gli esponenti della nobiltà cittadina nella loro disonorevole sfilata. Restano poche tracce dell’iscrizione, inserita successivamente, che correva sopra i cavalieri, indicando i nomi dei personaggi rappresentati per garantirne la riconoscibilità, in quella che si può considerare come una trascrizione per immagini delle identità delle persone bandite, raccolte successivamente in un registro a partire dal 1280.

Sul lato in cui si apre la porta d’ingresso le pitture infamanti si interrompono, per lasciare spazio a una finalità ben diversa per la forza comunicativa delle immagini: dopo l’infamia, la celebrazione, l’esaltazione della presa del potere signorile.
Quella che inizialmente doveva essere una zona vuota, tra due cornici, è stata successivamente riempita con un l’affresco che illustra la pace di Berardo Maggi (25 marzo 1298) con cui si pose fine alle lotte tra la fazione guelfa e quella ghibellina e che segnò l’inizio della signoria del presule in città.

Piè di pagina
Sala dei Cavalieri
Dove: Palazzo Broletto, Brescia
Quando: solo in occasione di aperture straordinarie
Letture per approfondire: https://u-pad.unimc.it/retrieve/handle/11393/41485/939/026_045_storia%20nella%20pittura.pdf, http://www.academia.edu/23233229/_Prime_pitture_d_infamia_nei_Comuni_italiani_immagini_come_documenti_immagini_come_fatti, http://www.ateneo.brescia.it/controlpanel/uploads/altre-pubblicazioni/A-I-09%20Milani.pdf