In quest’ultimo periodo così incerto credo che per molte persone, e sicuramente per chi sta scrivendo, l’arte abbia rappresentato un’ancora o meglio un faro verso cui puntare. Si sono contati innumerevoli tentativi, da parte di istituzioni museali e gallerie e di diversi addetti ai lavori di rafforzare il legame con il pubblico, ma non tutti hanno avuto successo, forse perché spesso non erano probabilmente sostenuti da un reale progetto, da una visione che andasse al di là di una mera galleria statica di immagini delle opere per offrire a quello stesso pubblico almeno l’impressione di un contatto più ravvicinato con le opere e non solo di sfogliare online le pagine di un catalogo.
Per questo quando ho casualmente scoperto la mostra virtuale organizzata da Colossi Arte Contemporanea – una galleria nel cuore di Brescia di cui ammiro ogni volta le vetrine – non mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo. Ero, francamente, più preparata all’ennesimo “meh” che all’effetto “wow”. Invece mi sono dovuta ricredere, perché l’esperienza all’interno di Colossi Space Lab ricorda quella in galleria, dal vivo, consentendo realmente di spostarsi tra i quadri esposti, di ingrandirli per ammirare i diversi particolari, di leggere i cartellini e persino di seguire una sorta di visita guidata in un ambiente 3D.

“Welcome to the (urban) jungle” questo potrebbe essere il sottotitolo della mostra Urban Animals – una giungla coloratissima, pop, surreale e giocosa, mai banale, quella immaginata e realizzata da Max Bi, quasi una serie di graffiti su tela di grandi dimensioni che potrebbe tranquillamente trovare spazio sui muri della nostra città, in tutte quelle aree dismesse, post-industriali in cui, come in questa rassegna, il grande assente è proprio il cosiddetto animale culturale, l’uomo, tutt’al più ridotto a una sagoma, a figurina di contorno, a immagine di sé stesso, talvolta a teschio su un cartello.

L’assenza è però solo dell’uomo, non già del genere umano che pur passato in secondo piano ha lasciato forti tracce di sé nell’ambiente che ha modellato e in cui sono inseriti gli animali che diventano appunto “urbani”. Macchine e grattacieli, negozi, semafori, strade e autostrade, ma soprattutto tante, tantissime porte e finestre e sbarre a queste finestre, forse non più per tenere fuori l’altro, quanto per tenere dentro noi stessi. Prigioni e gabbie, ma chi le abita davvero?

Una domanda che l’artista lascia aperta, anche se, tra i ricorrenti segnali di pericolo, sembra essere la natura a emergere vittoriosa, a riappropriarsi dei propri spazi in un futuro post-pandemico.
Dallo sfondo, da quell’ambiente urbano di cui si diceva in precedenza emergono, infatti, i protagonisti indiscussi, gli animali, esotici o più comuni, tutti rivisitati a tinte forti, sovente rendendoli simili a fumetti, a tratti dotandoli di caratteristiche antropomorfe.

Nel complesso una mostra davvero interessante soprattutto perché ancora una volta l’arte riesce al contempo a essere un portale verso altri mondi, una via di fuga dalla realtà e dal quotidiano e una finestra sul qui, sull’adesso, sul mondo che abitiamo.
Guardando al di là del tripudio di colori sgargianti, di una solo apparente spensieratezza, Max Bi ci offre spunti di riflessione sul futuro, sulla realtà che ci circonda, sul suo percorso artistico e sulla nostra impronta su questo pianeta.
Piè di pagina
Dove: Colossi Space Lab
www.colossiarte.it
Quando: dal 7 maggio al 30 giugno 2020
Come: ingresso gratuito, visita nello spazio virtuale 3D