Mostra – Sandy Skoglund. Visioni ibride, Camera, Torino

My work involves the physical manifestation of emotional reality. Thus, the invisible becomes visible; the normal, abnormal; and the familiar, unfamiliar. Ordinary life is an endless source of fascination to me in its ritualistic objects and behavior.

(Sandy Skoglund)

Le opere di Sandy Skoglund le ho riscoperte solo di recente, all’inaugurazione nuova sede bresciana di Paci contemporary (ne ho raccontato qui http://indirezionenoncasuale.it/2018/12/19/mostra-horst-p-horst-a-legend-of-style-paci-contemporary-brescia/) e ho subito approfittato dell’occasione di vedere la prima antologica dell’artista a Torino che offre la possibilità di ripercorrere le tappe salienti del percorso della fotografa americana.
Dalle immagini degli anni Settanta, in cui emergono la ripetitività e la serialità come elementi dominanti, alle ambientazioni e ai tableaux vivants che l’hanno resa celebre, al trionfo del colore e alle costruzioni plastiche ricontestualizzate, al tema del cibo fino ai paesaggi incantati e artificiali di cui Winter (2018) costituisce l’ultima espressione.

La cura quasi maniacale con cui la Skoglund ricostruisce gli ambienti, i singoli dettagli delle sue opere, insomma con cui costruisce i propri mondi, si coglie perfettamente nell’allestimento torinese, così come emerge prepotente il tema del rapporto tra la natura e l’uomo, la riflessione sulla condizione del pianeta che abitiamo e, di riflesso, sul nostro ruolo, come umani, nel mondo.
Concretezza e materia si fondono con metafora e fantasia, grazie al talento e alla visione di colei che si definisce una image maker, una creatrice d’immagini, e che si è imposta come una delle espressioni più vivide e compiute della staged photography.
Nell’ottimo allestimento a cura di Germano Celant si susseguono fotografie, di grande e piccolo formato, e installazioni, ma sono anche presenti gli oggetti e le sculture (realistiche), le forme in resina e altri materiali con cui l’artista ha creato le sue immagini e proprio questa scelta rende la visita particolarmente interessante per il pubblico, giacché consente di gettare uno sguardo diverso sul gioco di trasformazioni che si sviluppa sotto i suoi occhi, di entrare nel meccanismo con cui la Skoglund muta l’ordinario in fantastico, surreale, con cui pone “l’uomo a confronto con il suo universo quotidiano e lo rovescia nell’angoscia del suo immaginario” come lei stessa ebbe a sottolineare per spiegare il suo personale approccio artistico già all’inizio degli anni ’80.

All’interno delle diverse sale ci si immerge in un universo a cavallo tra naturale e artificiale, vero e falso, esotico e comune, si è quasi travolti dal colore – rossi e verdi, gialli e viola, fino alle meravigliose sfumature di blu di Winter – con le tinte che concorrono a creare scene sospese, congelate nel tempo e nello spazio, a tratti incantate, altre volte enigmatiche, angoscianti.
La sensazione generale è simile a quella che deve aver provato Alice appena catapultata nel paese delle meraviglie e si esce con riluttanza per tornare alla vita reale. “Arrivederci a presto” Sandy.

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Dove: Torino, Camera, Centro Italiano per la Fotografia, Via delle Rosine 18
Quando: dal 24/01/2019 al 31/03/2019. Tutti i giorni 11.00 – 19.00; chiuso il martedì.
Come: biglietto intero 10 euro.
http://camera.to/mostre/sandy-skoglund-visioni-ibride/
Per approfondire: Constructed Realities: The Art of Staged Photography* in inglese; Sandy Skoglund. Magic time*; Sandy Skoglund* testo del curatore della mostra, Germano Celant, in lingua inglese (in corso di pubblicazione); Focus: Five Women Photographers: Julia Margaret Cameron/Margaret Bourke-White/Flor Garduno/Sandy Skoglund/Lorna Simpson*