Mostra – Zerocalcare. scavare fossati ∙ nutrire coccodrilli, Maxxi, Roma

Di Zerocalcare, al secolo Michele Rech, si è detto e scritto molto, in positivo e in negativo, con modalità che in un certo senso riportano al passato, quando gli schieramenti politici erano abbastanza nettamente definiti.
Ma pur se l’impegno politico è uno degli elementi essenziali dell’opera di Zerocalcare, la mostra al Maxxi riesce a non restituirci un’immagine monodimensionale, a non rinchiudere i fumetti in una scatola etichettata frettolosamente, perché le tavole e i poster che vediamo esposti sono molto di più, narrare la storia di chi li ha creati, ma anche della società in cui si sono sviluppati.
L’allestimento è molto “pensato”, non solo per il tema dell’armadillo che si ripete, e riesce a a trasmettere un ritratto a tutto tondo dell’autore insieme alla cronaca, non solo italiana, dell’ultimo trentennio, pur se all’inizio soffre la struttura stessa della sede che costringe a una non sempre agevole lettura della biografia dell’autore lungo la rampa di scale.
Colpisce in particolare il muro dedicato alle illustrazioni per concerti e manifestazioni che mostrano il talento e l’ironia di Zerocalcare prima che diventasse il “talento del fumetto italiano”, così come il suo interesse per l’impegno civile e sociale che è uno dei fili rossi che si dipanano nel percorso espositivo, insieme a quello della memoria e dell’appartenenza, a una famiglia, a una comunità, o meglio a quella tribù che da il nome a una delle quattro sezioni della mostra.
Indubitabilmente il fulcro dell’esposizione sono i fumetti, le tavole alle pareti in cui si ritrovano tutti i protagonisti dell’universo personale dell’autore, che da Rebibbia si spinge, in quella che è la sezione che ho preferito, Non-reportage, fino a una Kobane mai così vicina.
Ed è a tratti proprio la voce di Zerocalcare e di coloro che hanno avuto occasione di confrontarsi con lui, anche da prospettive inusuali, a guidarci nella lettura di tutta la sua produzione, così come è affascinante poter andare al di là del personaggio guardando la raccolta di quei “disegnetti” che utilizza in sostituzione dell’autografo.
Interessante è la visione del processo creativo che emerge dalle tavole originali dei diversi libri, in cui Zerocalcare dimostra di non essere solo un ottimo disegnatore, ma un altrettanto ottimo cantastorie, un artigiano anche della parola.

Il fumetto, lo si capisce appieno usciti da questa esperienza, è davvero un linguaggio trasversale e universale, capace di raccontare quotidianità e ideali, emozioni di ogni segno, piccoli momenti personali ed eventi di più ampia portata, in poche parole la realtà in tutte le sue sfaccettature.
Nelle strisce di Zerocalcare la parola è importante quanto se non più del segno e accanto ai personaggi si sorride, si ride, si piange, ci si schiera e si scoprono mondi.

Piè di pagina
Dove:
Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo – Via Guido Reni 4A
Quando: dal 10/11/2018 al 31/03/2019. Da martedì a venerdì e domenica 11.00 – 19.00; sabato 11.00 – 22.00. Chiuso il lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima.
Come: biglietto intero 11,50 euro.
Per approfondire: booklet della mostra
Catalogo*; La profezia dell’armadillo*; Kobane calling*; Dimentica il mio nome*; Un polpo alla gola*

I kill giants

Il problema dei fumetti per quel che mi riguarda è spesso che trovo la storia molto bella e non mi piace il disegno o viceversa lo stile di disegno che mi piace non è supportato da una storia altrettanto interessante.
I kill giants risulta vincente da entrambi i punti di vista perché il tratto grafico rispecchia la complessità della storia, quei molteplici livelli di lettura che rendono difficile raccontarla senza scoprire troppo le carte (e rovinare l’effetto per chi ancora deve leggerla).
Parlando del disegno trovo che la scelta del bianco e nero da parte di JM Ken Niimura sia perfetta per accentuare l’atmosfera della narrazione, con le tavole su sfondo nero che quasi escono dalla pagina per colpire fisicamente il lettore. Già, perché proprio il disagio, il dolore sono tra gli elementi costanti, seppure mai urlati, della trama.
Anche la copertina scelta da Bao Publishing per l’edizione italiana, che introduce una punta di rosso vivo, cattura l’attenzione, anticipando uno dei temi dell’opera senza però svelarlo completamente.
Le vicende di Barbara Thorson, la stramba bambina dalla fervida immaginazione (sempre apparentemente fuori posto rispetto alla realtà che la circonda) che Joe Kelly ha scelto come protagonista, in realtà sono solo il primo strato di quello che in realtà è un racconto che potremmo definire di formazione in cui si narra di un autentico rito di passaggio, della difficoltà di crescere e di scegliere di affrontare le proprie paure in un mondo spesso sull’orlo della disperazione, del sapere accettare invece che negare ogni aspetto della vita.
Un fumetto, fino allo scontro finale e oltre, che è soprattutto il viaggio interiore di Barbara e poi di ciascuno dei lettori che lo vivono in modo diverso, personale, accomunati forse da un’unica certezza, ossia che “i propri giganti vadano tenuti al guinzaglio”.

Chissà se l’adattamento cinematografico sarà all’altezza?

SBN: 978-88-6543-007-1
Autori: J. M. Ken Niimura, Joe Kelly
Colore o B/N: Bianco e nero
Copertina flessibile: 200 pagine
Editore: Bao Publishing (27 ottobre 2010)
Traduzione: Caterina Marietti
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