ImageNation Milan, The New Aesthetics

Dopo Parigi, Arles, Venezia e Los Angeles, ImageNation arriva (finalmente) a Milano negli spazi della galleria della Fondazione Luciana Matalon.
A cura di Martin Vegas, la mostra, suddivisa in diverse aree tematiche, presenta le opere di circa 150 artisti, provenienti da 35 paesi del mondo con i loro sguardi sulla “nuova estetica” che dà il titolo a questa edizione di una rassegna nata nel 2013 e che, nelle sue intenzioni dichiarate, “mira a identificare lavori di alta qualità di nuove voci della fotografia contemporanea. Lo scopo è quello di collegare la comunità fotografica e il suo pubblico con le opere più stimolanti”.

Tutti i fotografi presentati sono stati invitati a mostrare il loro lavoro perché hanno la capacità di vedere l’insolito nel quotidiano e di catturare il momento. O perché la loro creatività può ispirare sia visivamente che a livello emotivo” spiega ancora il curatore. Un obiettivo sicuramente ambizioso che, lo diciamo subito, non crediamo sia stato completamente raggiunto nel capoluogo lombardo.

Con questo non vogliamo affatto dire che la mostra non valga una visita, anzi.
Generalizzando ciò che riteniamo sia mancato è l’elemento del “nuovo”, la capacità di catturare l’attenzione dei visitatori e di trattenerla più di qualche secondo, di smuovere il pubblico a un livello più profondo di quello del mero piacere per gli occhi, di raccontare storie per immagini e che vadano al di là delle immagini stesse, al di là delle banali provocazioni e dei corpi esibiti.
Proprio questo elemento di novità, richiamato tanto nel titolo della mostra che in quello di una delle sezioni, è l’aspetto che ci aspettavamo emergesse con maggiore evidenza e che, di contro, sembra essere stato diluito da quella sensazione di “già visto” che abbiamo provato davanti a un buon numero di fotografie, sicuramente meritevoli da un punto di vista tecnico ma che ci hanno trasmesso poco.
Della sezione Femme et fatale, in particolare, non ci è rimasto nulla, se non l’impressione che dietro a titolo accattivanti o particolarmente intriganti non vi fosse altrettanta sostanza.

Lasciando il piano delle generalizzazioni, i motivi per non mancare questo appuntamento sono diversi.
Il primo è per scoprire in che direzione si muovono i giovani fotografi. Si può discutere della o delle direzioni, si possono apprezzare o meno i risultati, ma resta comunque interessante aprirsi a diverse realtà e dimensioni nella speranza, come è successo a noi, di scoprire nuovi artisti da seguire.
Tra gli scatti che ci hanno particolarmente colpito per la composizione o l’atmosfera, per la loro capacità evocativa, per quel loro saper suscitare curiosità, voglia, in sostanza, di lasciare correre l’immaginazione, citiamo senz’altro il notturno, quasi rarefatto di Fang Tong

Fang Tong, On a hot summer day

e il Lucifer di Federico Ferro, quasi irreale nella sua bellezza di angelo caduto, ben lontano dalla mostruosità della caratterizzazione medievale, con uno sguardo, una tensione verso l’infinito che mi ha ricordato alcune rappresentazioni meno classiche e le illustrazioni dei versi di Milton.

Federico Ferro, Lucifer

Tra gli altri nomi da segnare e seguire Kao Saephan e Paulo Abreu, Anja Djabaté e Jumbo Tsui per i loro ritratti e J. Jason Chambers che racconta le notti di un’America iconica e al contempo quasi desolata, nonostante le sue mille luci.

Il secondo motivo per cui visitare ImageNation è senz’altro la mostra nella mostra, A new visual activism, a cura di Inside-Out Art Gallery che presenta le opere del belga Patrick Van der Elst e della britannica Vicky Martin.
Un’autentica sorpresa, una sala da cui si esce con la voglia di rientrare, così come di scoprire gli interi cicli a cui appartengono gli scatti selezionati.
Secondo il gallerista le immagini possono cambiare la nostra visione del mondo. Dietro ai colori brillanti si celano dei messaggi profondi e gli artisti che sceglie di rappresentare propongono una visione non scontata della società multiforme e in continua evoluzione in cui viviamo. E questo “attivismo visivo”, che accomuna la galleria e i suoi artisti, emerge sicuramente dalle scelte, dai temi e dalle fotografie sulle pareti. Inutile dirlo, speriamo che Inside-Out Art Gallery torni presto a esporre in Italia.

Di Van der Elst scegliamo questo scatto, assolutamente attuale, eppure profetico in modo disturbante visto che è stato realizzato nel 2015.

Patrick Van der Elst, Vanity

Mentre di Vicky Martin abbiamo apprezzato tutti i lavori esposti, per la loro capacità di raccontare storie arcinote in modo originale, cambiando il punto di vista con un guizzo, spostando l’obiettivo dall’estetica al significato, al sottotesto.
Donne forti, quelle ritratte dalla fotografa, che sfidano gli stereotipi in cui la società e la tradizione le hanno imbrigliate, senza timore di lasciare intravedere la loro vulnerabilità.
I personaggi sono multidimensionali, fissati in momenti e ambienti in cui i confini tra fantasia e realtà, verità e finzione si stemperano.

Vicky Martin, Though the looking glass

Vicky Martin, Red

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Dove: Fondazione Luciana Matalon, Foro Buonaparte 67, Milano
Quando: fino al 30 settembre, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19
Come: ingresso gratuito