Il tè è sempre una soluzione (India)

Chai per due persone alla maniera del Wayanad.
Tè nero sfuso, latte, zucchero di canna, una fetta spessa di zenzero fresco da schiacciare con un mortaio. Dosi rigorosamente “a occhio”. In un pentolino dai bordi alti portare a bollore due tazze d’acqua, aggiungere lo zucchero e lo zenzero schiacciato e per ultimo le foglie di tè. Attendere un paio di minuti e versare il latte. Riportare a bollore per qualche minuto e filtrare.

Bianco, nero, verde, giallo, aromatizzato, delicato o intenso, leggermente affumicato, caldo o freddo, tanti sono i colori del tè e ancora di più le modalità per gustarlo, eppure un aspetto resta sempre invariato, i benefici e le proprietà che si riconoscono a questa bevanda.
Ma per me il tè non è solo un alleato di un’alimentazione sana, piuttosto è legato a momenti speciali e ricordi di viaggio in giro per il mondo.
Dal rito delle cinque nel Regno Unito, magari nelle salette del Sally Lunn’s a Bath, all’indispensabile samovar che mi riporta agli inverni tra la pianura russa e gli Urali settentrionali fino alle proposte instagrammabili del Barneo Dessert Bar a Chiang Mai, in questi ultimi anni è soprattutto il chai, il tè all’indiana, ad avermi dissetato e scaldato dal Kerala al Ladakh fino al Rajasthan.
Quel “chai, chai, chai” ripetuto quasi come un mantra sui treni e nelle stazioni, che per me è stato il sapore del risveglio e delle pause lungo i tragitti, il gusto del benvenuto nelle case di chi mi ha ospitato e della condivisione di attimi di vita, l’agognata ricompensa dopo aver raggiunto quota 5.000 e una sorta di scaldamani nei campi tendati lungo la Leh-Manali.
E nessun chai è davvero uguale a un altro, partendo da quello gustato nel distretto del Wayanad in Kerala, nei bicchieri di vetro, cui lo zenzero raccolto nei campi dietro casa regala un aroma particolare…

… fino a quello preparato direttamente su un carretto per la strada a Jaisalmer per chi non si lascia sfuggire nessuna occasione di provare lo street food (& drink) locale sotto gli occhi e tra i sorrisi dei “baristi”.

Senza dimenticare il tè preparato in una tradizionale cucina ladakha aggiungendo all’infuso la tsampa, farina di orzo tostato, fino a ottenere un impasto liscio ma ancora morbido, da arricchire ulteriormente con un pizzico di sale e una punta di burro (di nak, la femmina dello yak).
Un concentrato di energia per affrontare le fatiche del lungo cammino da Hemis Supkachan e Temisgang.

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Letture: Chai: The Spice Tea of India (in inglese)*;
Hot Tea Across India (in inglese)*; Chai, Chai: Travels in Places Where You Stop but Never Get Off (in inglese)*