“You don’t know what love is, until you’ve learned the meaning of the blues, until you’ve loved a love you’ve had to lose”
(C. Baker)

Non sono un’amante del jazz e non credo che lo diventerò a breve, ma certo ascoltare la tromba di Paolo Fresu, accompagnato per l’occasione da Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso, ha un suo fascino, e riesce a dare corpo alla storia raccontata in questo spettacolo-concerto che “nasce dalla fusione e dalla sovrapposizione tra scrittura drammaturgica e partitura musicale, creando un unico flusso di parole, immagini e musica per rievocare lo stile lirico e intimista di questo jazzista tanto maledetto quanto leggendario”.
La pièce è godibile – lo diventa molto di più dopo un avvio un po’ stentato, in cui la musica copre le parole – ma a tratti perde d’effetto, diventando quasi ripetitiva. Probabilmente qualche sforbiciata alle due ore di durata, anche eliminando qualche filone secondario, consentirebbe di mantenere un ritmo più omogeneo.
Tra i punti forti, oltre ovviamente alla musica, coprotagonista sul palco tra brani ispirati agli standard di Baker e altri scritti appositamente, la scenografia, con il suo sapore d’altri tempi, con un’aria un po’ vissuta, con i neon che creano giochi di luce.
Dal punto di vista della recitazione i diversi personaggi che si alternano nel narrare qualche spicchio della storia del trombettista contribuiscono a dare vivacità e spessore al ritratto che si va componendo davanti agli occhi degli spettatori, a supporto di un attore protagonista non sempre convincente, nei toni e nella gestualità.
Tuttavia si ha spesso l’impressione che la prosa non riesca a tenere il passo, stenti in qualche misura perdendosi proprio nell’eccesso di comprimari e dei singoli episodi, dei dettagli.
Se da un lato la musica vola, la parola appare più pesante, talvolta persino didascalica, verbosa.
Nel complesso quindi uno spettacolo non perfettamente riuscito, direi sbilanciato, in cui i piani riescono a compenetrarsi appieno, ma che comunque consente di apprezzare, magari chiudendo gli occhi ogni tanto, le note a tratti struggenti di un assolo.
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Tempo di Chet – La versione di Chet Baker
Testo Leo Muscato e Laura Perini
musiche originali Paolo Fresu
regia Leo Muscato
Dove: Teatro Sociale
http://www.centroteatralebresciano.it/
Un classico in vinile My funny Valentine*