Un fine settimana indirezionenoncasuale

Fotoracconto. 25 e 26 novembre 2023.

Il fine settimana inizia all’insegna della fotografia e prosegue alla scoperta di due studi d’artista, ritrovando i “tempietti” che il collettivo tanto aveva apprezzato in una nuova sede, in una nuova dimensione.

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FERMIFERMI TUTTI. Percorsi della fotografia di gruppo.
Spazio Fondazione Negri, in via Calatafimi 14/12.
Fino al 27 febbraio 2024, martedì – venerdì dalle 16.00 alle 19.00, sabato dalle 15.00 alle 19.00.

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46 autori per 46 generi fotografici a confronto.
Petite Photo Galerie, Via San Faustino 16/a (terminata).

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ArtDate 2023 – Artificio.
Studio di Leonardo Anker Vandal.

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ArtDate 2023 – Artificio.
Studio di Francesco Paterlini.

Un fine settimana indirezionenoncasuale

Un fine settimana in viaggio alla scoperta di tutta la bellezza che c’è (anche da punto di vista gastronomico).

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La prima tappa è Lucca, con la passeggiata lungo le mura, le sue chiese e il mistero del labirinto scolpito nella pietra di un pilastro del portico della Cattedrale di San Martino, tra credenze nei poteri magici,  scaramantici e propiziatori, e inno alla razionalità.

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Cambio di scenario, e di regione, per la seconda tappa. Il mare d’inverno dal castello di Lerici. Le bellezze del Golfo dei Poeti che si intravedono a stento, in un’atmosfera ovattata, quasi sospesa.

Un fine settimana indirezionenoncasuale

Fotoracconto. 11 e 12 novembre 2023.
Una mostra fotografica per riflettere sulla contemporaneità e un festival da cui ci aspettavamo qualcosa in più.

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Ugur Gallenkus. Parallel Universes of War and Peace
C.AR.M.E., Via delle Battaglie 61/1
Fino allo 01/12/2023, giovedì-domenica dalle 16.00 alle 21.00

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Babel. Video Sound Art Festival 
Mo.Ca, Via Moretto, 78
Bunkervik, Via Federico Odorici, 6 B
Martedì 14, mercoledì 15, giovedì 16 dalle 14.00 alle19.00
Venerdì 17 dalle 14.00 alle 22.00
Sabato 18 dalle 10.00 alle 22.00 
Domenica 19 dalle 10.00 alle 19.00

Un fine settimana indirezionenoncasuale

Fotoracconto. 27, 28 e 29 ottobre 2023.
Ancora tanta fotografia, una mostra che abbiamo visitato quasi per caso e si è rivelata molto piacevole, e una degna chiusura per Caminòm 2023.

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Mario Cravo Neto. Destino
Paci Contemporary Gallery, Borgo Pietro Wuhrer, 53
Fino al 29 febbraio 2024 negli orari di apertura della galleria

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Dalla Fabbrica all’Arte
Museo Diocesano di Brescia, Via Gasparo da Salò 13
Fino al 19 novembre, tutti i giorni tranne il mercoledì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18

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Il fantastico mondo del circo
Ma.Co.f, via Moretto 78
Fino al 7 gennaio 2024, tutti i giorni tranne il lunedì dalle 15 alle 19

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Aperitivo con gli artisti di Caminòm

Un fine settimana indirezionenoncasuale

Fotoracconto. 21 e 22 ottobre 2023. Tanta fotografia, tanta bellezza.

Un appuntamento ormai consueto con un festival che apre sempre una finestra sul mondo, su realtà vicine e lontane.

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Da Colossi Arte Contemporanea per la presentazione del nuovo libro di Alessandra Redaelli “Forse non tutti sanno che l’arte”, tra curiosità, riflessioni e racconti di vicende personali, vizi segreti e inconfessabili misfatti nel mondo dell’arte.

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Di sguardi e di persone
Palazzo Martinengo, Via Musei 30, fino  al 19 novembre, venerdì dalle 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18.

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Festival della Fotografia Etica, Lodi, varie sedi, fino al 29 ottobre solo nei weekend dalle 9.30 alle 20:00.

Un fine settimana indirezionenoncasuale

Dopo una lunga pausa torna il blog, con una rubrica tutta nuova, “Un fine settimana indirezionenoncasuale”, in cui lasciamo che siano le foto (accompagnate da qualche informazione utile) a raccontare le nostre scoperte e i nostri percorsi all’insegna di arte e bellezza durante appunto il fine settimana.

Cominciamo con il fotoracconto di sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023.

Lessico famigliare
Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4 Fino al 12 novembre, martedì-domenica dalle 17.00 alle 20.00

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Esposizione delle opere di Dora Creminati, Marcello Gobbi e Davide Sforzini.
InStudio, Via Calatafimi 20/c (terminata)

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Francesca Adamo. The Cube, The Soul
Palazzo Facchi, c.so Matteotti 74 fino al 28 ottobre, giovedì e venerdì dalle 18.30 alle 20.30, sabato e domenica dalle 10.00-13.00 e 15.00-20.30

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Street art aumentata passeggiando lungo i piloni della metropolitana tra Sanpolino e Sant’Eufemia

Towards East. Artists from Mongolia

Appena rientrati da un viaggio in questa terra fantastica scrivevamo sul diario “Per catturare la Mongolia nella sua essenza bisogna spostarsi, non già seguendo un tragitto da un punto all’altro, ma piuttosto viaggiando e lasciandosi trasportare”.
Ecco, questo è lo spirito con cui abbiamo varcato la soglia di The Pool NYC, una galleria per noi assolutamente nuova, pronti a lasciarci sorprendere, a scoprire le direzioni in cui si muove l’arte in un Paese ricco di storia, di tradizioni, di cultura grazie alla prima mostra in Italia, curata da Maurizio Bortolotti, dedicata all’arte contemporanea della Mongolia.
Cinque artisti diversi per quello che si rivelerà un autentico ponte tra passato e futuro, a cavallo tra tradizione pittorica e contaminazioni.

(Nomin Bold, “Pupa”, lana)

All’interno, ci troviamo catapultati a Ulanbataar, una capitale ricca di contrasti, di cui Nomin Bold ci propone subito una visione critica, al contempo apocalittica e giocosa, con chiari accenni all’arte tessile tradizionale. Maschere a gas in cui i fili di lana colorati si mescolano con materiali di recupero, in quella miscela di “vecchio” e “nuovo” che caratterizza le opere in mostre e, come abbiamo avuto modo di sperimentare, la vita quotidiana in Mongolia.
E dopo l’inquinamento e la sostenibilità ambientale, gli aspetti sociali tornano prepotentemente nelle stampe all’albumina della serie “No Mad” di Esunge, che ci racconta il passaggio dalla vita nomade a quella stanziale, l’inurbamento che ha modificato la geografia del territorio, la struttura della società e i destini di molte famiglie.
Tuttavia proprio la scelta del tipo di stampa sembra smussare gli angoli, regalare dolcezza allo sguardo, creare quella sensazione, indescrivibile a parole, che penso tutti abbiano percepito sfogliando un vecchio album di fotografie.

(Esunge, “Brothers”, stampa all’albumina)

Dopo essere entrati nelle gher in punta di piedi, nella sala successiva riconosciamo subito le linee dorate dei Thangka su sfondo vermiglio, ma avvicinandoci all’opera di Nomin Bold ci accorgiamo subito che la rappresentazione classica è interamente ripensata, attualizzata, all’insegna dell’elemento femminile, ma in cui come da tradizione, ogni piccolo dettaglio ha un significato profondo, perché questi “messaggi arrotolati” sono spesso considerati come una manifestazione del divino.

(Nomin Bold, “Multiverse”, tecnica mista su tela)

Il legame con la pittura tradizionale è ben visibile nella visione artistica di Dolgor Serod che ci accompagna in una Ulanbataar completamente diversa da quella vista sinora, con il suo mercato dai tratti quasi fiabeschi. Sotto gli occhi del pubblico l’artista costruisce un’epopea per immagini in cui, come scrivono i galleristi “la componente decorativa e quella narrativa trovano un equilibrio armonico nel nome della tradizione della pittura buddista”. Lasciamo che lo sguardo si perda in infiniti dettagli.

(Dolgor Serod, “Life circle”)

La capacità di raccontare storie per immagini è decisamente uno dei fil rouge del percorso realizzato in galleria. Con Baatarzorig Batjargal facciamo un salto in un passato epico, tra creature mitologiche, cavalieri e rappresentazioni simboliche di animali. Il mito del guerriero, quel Gengis Khan onnipresente, si sposa con l’iconografia Thangka, in una rilettura che coniuga mitologia e riferimenti alla Mongolia contemporanea e alla cultura pop, in un gioco di contaminazioni, in un contrasto, ancora una volta, tra realtà e immaginario.

(Baatarzorig Batjargal, “Tumbash”)

E a proposito di contaminazioni arriviamo a Munkhjargal Munkhuu che spinge ancora più avanti la corrente di rinnovamento della pittura Thangka, inserendo nelle proprie opere evidenti richiami ai manga. Nel suo mix i temi dell’attualità si mescolano alle figure della tradizione buddista, ma il passato è decisamente in secondo piano. Politici, prodotti-icona, la progressiva americanizzazione della cultura si inseriscono in una composizione che ancora mantiene, richiama tratti tradizionali, in un contesto generale di rottura degli schemi.
Nelle opere di Munkhuu, specchio dell’epoca in cui viviamo e della moderna società mongola, oggetti, numeri e personaggi si accumulano letteralmente, appropriandosi degli spazi, rispecchiando il dinamismo e contemporaneamente quel senso di caos (sonoro, visivo, spaziale) che si prova percorrendo le strade della capitale, in netta opposizione rispetto al “nulla” che è una delle cifre di ogni spostamento al di fuori dei confini cittadini.

(Munkhjargal Munkhuu)

In conclusione consigliamo una visita da The Pool Nyc a tutti coloro che, come è successo a noi, vogliono ritrovare l’atmosfera di un viaggio in Mongolia e scoprire aspetti dell’arte in Asia decisamente non scontati, peculiari, sintesi e scontro tra tradizione e modernità, tra epica e quotidianità, tra passato e presente, tra oriente e occidente, unici, così come è unico il paese a cui è dedicata la mostra.

Piè di pagina
Dove: The Pool NYC, Palazzo Fagnani, Via Santa Maria Fulcorina 20, Milano.
Quando: fino al 5 marzo 2022, dal martedì al sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Come: ingresso libero.

Vivere Brescia #30

Vogliamo aprire ricordando che l’11 dicembre è la diciassettesima Giornata del Contemporaneo, l’evento annuale promosso da AMACI con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Sabato, in Italia e all’estero, i 24 Musei AMACI e realtà quali musei, fondazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, associazioni, studi e spazi d’artista, aprono gratuitamente al pubblico i loro spazi per celebrare l’arte contemporanea con un programma interessante e variegato.
Vale proprio la pena di pensare a una gita fuori porta.
A Brescia non si registrano purtroppo particolari iniziative speciali, ma intanto la città si è vestita a festa e non mancano comunque le occasioni per vivere la sua scena artistica e culturale.
Per questa edizione vi segnaliamo anche, grazie all’iniziativa “Sportina d’artista”, la possibilità di acquistare regali di Natale originali, realizzati da artisti locali.
Noi del collettivo di indirezionenoncasuale abbiamo già qualche idea per arricchire la nostra collezione…

Dal 10/12/2021 al 16/12/2021

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1) Disegnare non serve a niente
Spazio H Vox ospita una raccolta composta di circa 50 opere tra disegni, tele, piatti, manifesti, stampe, libri, disegni su legno e piccole proiezioni video realizzate dall’artista visivo e illustratore bresciano Francesco Levi.
Per l’occasione, diremmo in omaggio al luogo che ospita la sua personale, Levi ha creato dieci disegni, i suoi “manifesti per il teatro”.
A noi interessa perché è l’occasione per scoprire un artista che ancora non conosciamo.

Categoria: Arte
Dove: Spazio H. Vox, via Pace 15
Quando: fino al 23 gennaio 2022, venerdì dalle 19.00 alle 21.00, il sabato e la domenica dalle 16.00 alle 21.00. O ancora su appuntamento prenotando al numero: 339 5831042
Cosa: mostra temporanea
Come: ingresso libero

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2) Pattern
Tobias Hoffknecht torna negli spazi di A+B Gallery con una serie di sculture di media e grande dimensione, prodotte appositamente per Pattern, in un intreccio di colori, forme e proporzioni.
La ricerca di Hoffknecht, spiega il gallerista, prende le mosse dall’idea di rottura del limite dato dalla natura stessa dei materiali con le opere che nascono da un progetto in cui intuizione ed emozione servono per dar forma al tubolare metallico saldato e verniciato.
A noi interessa perché i visitatori saranno chiamati a interagire con la fisicità delle sculture, rileggendo l’intera struttura della galleria e cercando una propria chiave di lettura.

Categoria: Arte
Dove: A+B Gallery, Corsetto Sant’Agata 22, scala C primo piano,
Quando: fino al 5 febbraio 2022, da giovedì a sabato dalle ore 15.00 alle 19.00
Cosa: mostra temporanea
Come: ingresso libero.

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3) L’ultimo appartamento
Continua il percorso all’insegna dell’arte temporanea di App.arta.mento con i lavori di Monica Carrera, Francesca Damiano e Marco Onorio.
A noi interessa perché abbiamo già avuto il piacere di visitare i loro studi d’artista e siamo curiosi di scoprire come avranno “abitato” questo nuovo spazio espositivo che, racconta la curatrice dell’evento Natalie Zangari, costituirà una “scenografia perfetta per una rinnovata fine o una nuova rinascita”.

Categoria: Arte
Dove: App.arta.mento, corso Matteotti 38
Cosa: mostra temporanea
Quando: 11 dicembre inaugurazione dalle 15.00 alle 21.00, successivamente l’evento sarà visitabile, sempre con prenotazione il 12, 17, 18 e 19 dicembre, dalle 15.00 alle 19.00
Come: ingresso con offerta libera

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4) Sportina d’artista
Dopo la pausa forzata torna il progetto Sportina d’artista.
Le opere di piccolo formato – incisioni, disegni e multipli – realizzate da Dora Creminati, Francesco Martinelli, Luciano Pea, Camilla Rossi, Marco Tancredi e Gianluca Vanoglio aspettano tutti gli amanti dell’arte che vorranno dar loro una nuova casa (a un prezzo speciale).
A noi interessa perché abbiamo almeno una parete “triste”, tutta da rinnovare.

Categoria: Arte
Dove: Studio di Camilla Rossi, Contrada delle Cossere 14A
Quando: sabato 11 dicembre, dalle 16.00 alle 19.30

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5) Salto in Altro
L’esposizione si concentra su sette opere di arte moderna e contemporanea, provenienti da collezioni private, e le pone in dialogo con altrettante opere prodotte tra marzo e ottobre 2021 da artisti emergenti durante il periodo di residenza a Palazzo Monti.
A noi interessa perché nelle sale di Palazzo Monti gli scontri, incontri e confronti tra opere d’arte, artisti, nello splendido contenitore che li ospita, non mancano mai di sorprenderci.

Categoria: Arte
Dove: Palazzo Monti, Piazza Tebaldo Brusato 22
Cosa: mostra temporanea
Quando: fino al 18 dicembre 2021, su appuntamento. Scrivere a ciao@palazzomonti.org
Come: ingresso libero

Una sera a teatro: Atlante Linguistico della Pangea

Che cosa c’è in un nome? Quella che chiamiamo rosa, pur con un altro nome, avrebbe lo stesso dolce profumo. (W. Shakespeare)

I nomi non sono le cose.
“Le parole sono una fonte di malintesi”, per dirla con Antoine de Saint-Exupéry, eppure se manca una parola pe un istante ci si sente perduti, ci definiamo con le parole, anche quando rigettiamo quelle scelte da altri proprio per inquadrarci, con le parole diamo corpo ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni, alla società e al tempo in cui viviamo, con le parole costruiamo relazioni e le distruggiamo.
In un momento storico in cui siamo stati tutti costretti a contare solo sulle parole per restare in contatto il gruppo di ricerca teatrale Sotterraneo si è concentrato sull’intraducibilità, su quelli che, nel mio corso di studi, avremmo definito realia, secondo la teoria di Sergej Vlahov e Sider Florin.
Così la serata conclusiva di Wonderland Festival è all’insegna di un gioco non di parole, ma con le parole, perfettamente messo in scena da Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini, che ci guidano, un po’ vacanzieri della domenica un po’ novelli esploratori, in un viaggio attorno al mondo, alla scoperta di quanto può essere “lost in translation”.

Un tema molto interessante, certo, ma cosa ci fa un branco di renne sul palco?

Semplice, illustra un concetto per immagini, là dove la traduzione non basta, dove non si possono travasare segni verbali in altri segni puramente verbali. Gli attori si immergono in situazioni che sono presenti nella lingua sorgente e assenti nella cultura di arrivo, cercano di dare un’espressione all’intraducibilità culturale, ancora prima che linguistica, di creare un ponte tra il parlante e, nel nostro caso, gli spettatori.
A tratti sembra di assistere a un film muto, con gli attori che, a cavallo tra addomesticamento e straniamento, provano a creare delle vignette, didascalie visive, a trasformare in gesti e sguardi ciò che altrimenti sarebbe appunto intraducibile. E ci riescono strappando sorrisi e risate.
Tra canzoni, silenzi ed effetti lip sync, lo spettacolo si articola in una serie di quadri, collegati da elementi visivi e sonori, con l’ironia che diventa spesso chiave di lettura e se dovessi scegliere una parola tra tutte quelle che sono passate sullo schermo, probabilmente sarebbe tsundoku, che in giapponese descrive l’atto di acquisire materiale da leggere, ma lasciarlo accumulare da qualche parte nella propria casa senza leggerlo. Infatti, la pila di libri comprati e in attesa di essere letti cresce sempre di più, anzi si moltiplica e si suddivide, in piccole pile, e sono sicura che andando a cercare troverei, nascosto, proprio un volume sulle 100 parole intraducibili.

Uno spettacolo di parole e sulle parole, divertente, pieno di energia, ma in cui non manca spazio per una riflessione sul futuro, sulle conseguenze del cammino che il mondo pare avere intrapreso, in cui le parole stanno apparentemente perdendo il loro peso, in cui la voce dell’ultima testimone di un idioma già tecnicamente estinto lascia intuire tutta la tragedia della progressiva scomparsa delle lingue cosiddette minori.

Per concludere, salutando gli attori che ci guardano uscire, vorremmo trovare una parola dolce-amara, capace di trasmettere quel filo di tristezza per un percorso che si conclude e al contempo la gioia per esserne stati partecipi, già curiosi di scoprire cosa ci aspetterà nella prossima edizione di Wonderland Festival.

Piè di pagina
Atlante Linguistico della Pangea
concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa
Dove: Spazio teatro IDRA, Festival Wonderland 2021

Una sera a teatro: Leviatano

Tutto può succedere. E in un modo o nell’altro, succede sempre. (Paul Auster)

Seconda serata di Wonderland Festival, dopo le belle emozioni di ieri continuiamo a scommettere sullo spettacolo realizzato da Carmentalia in collaborazione con La Confraternita del Chianti che mette in scena il Leviatano di Riccardo Tabilio, testo vincitore della X edizione del bando NdN Network drammaturgia Nuova.

Una pièce basata su fatti indiscutibilmente veri, per quanto possa essere difficile crederlo.
Fatto 1: Su palco ci sono tre attori che si presentano subito come tali, ciò che si vedrà sono quindi tre attori che impersonano o danno solo voce a diversi personaggi effettivamente esistiti, ci tengono subito a precisarlo. Perché questo è teatro. Ma quanto la loro personalità, la loro vita si intreccia con il racconto e quanto questa vita è, ancora una volta, finzione?
Fatto 2: Nel 1995, un uomo di mezza età, incensurato, corpulento, rapina due banche a Pittsburgh, Pennsylvania, in pieno giorno. Non indossa alcuna maschera o altro tipo di travestimento, eppure le cronache sottolineano come si sia molto stupito di essere poi catturato, mentre si trovava tranquillamente a casa propria.
Fatto 3: La storia di questo rapinatore improvvisato che si credette invisibile per essersi spalmato in faccia del succo di limone diventa lo spunto per uno studio di psicologia sociale che arriverà a formulare una teoria della distorsione cognitiva, il cosiddetto effetto Dunning-Kruger, ancora oggi richiamata per spiegare il nesso tra incompetenza e valutazione delle proprie reali capacità.
Fin qui “i fatti” da cui parte il testo di Tabilio.
Fatto 4: Nomen omen, aggiungiamo noi.

Da qui in poi si parte insieme per un viaggio immaginato e immaginario attraverso le pagine dei giornali e le fonti accademiche che ci porterà a risolvere un crimine, ma anche a gettare uno sguardo sui rapporti di potere all’interno della prestigiosa Cornell University, sui meccanismi che regolano il mondo accademico e sulle disparità che caratterizzano la società americana (per entrambi questi ultimi due punti ci piacerebbe poter aggiungere “negli anni Novanta”…).
Un percorso a ritroso, con i toni delle migliori serie crime e, al contempo un racconto per immagini e in musica, da cui è quasi impossibile non lasciarsi coinvolgere e travolgere, perché “Leviatano è (anche) uno spettacolo rock. Da vedere, ascoltare e ballare”.
Inni di un’epoca, tutti rigorosamente suonati dal vivo, accompagnano il pubblico attraverso i diversi capitoli. Dagli Smashing Pumpinks ai Green Day, dai Placebo ai Clash, passando per Alanis Morissette e Bruce Springsteen, così come per Song 2 dei Blur e Lemon Tree dei Fool’s Garden – queste due canzoni credo indicate in origine già dall’autore, come parte integrante della colonna sonora.
Un percorso di ricostruzione, ma lo si era già capito probabilmente dal titolo, a ritroso, dicevamo, ma non lineare, perché in realtà sulla scena si mescolano le storie di Dunning e Kruger, del rapinatore idiota-eroe, del poliziotto che cerca di catturarlo, di un certo Clifton Earl Johnson, testimone involontario, ma anche dei nostri tre attori, di Alessia, Andrea e Giulio (in rigoroso ordine alfabetico per non scontentare nessuno…).

Un percorso che poi, improvvisamente, smette di snodarsi all’indietro per tornare fino quasi ai giorni nostri, con nuove sorprese, nuove rivelazioni, forse nuove chiavi di lettura di quella che è sì la storia di un uomo, ma anche, in parte, specchio del mondo.

E mentre si spengono gli echi del racconto, cala il silenzio e si abbassano le luci, ci avvolge il profumo di un limone spremuto.
Applausi.

Piè di pagina
Leviatano di Riccardo Tabilio
regia, scene e costumi di Marco di Stefano
drammaturgia di Chiara Boscaro
con Giulio Forges Davanzati, Alessia Sorbello e Andrea Trovato.
Dove: Spazio teatro IDRA, Festival Wonderland 2021