Mostra – Un artista chiamato Banksy, Palazzo dei Diamanti, Ferrara

Questa a palazzo dei Diamanti è per indirezionenoncasuale una “mostra recuperata”. Si tratta, infatti, di quella stessa mostra che (grazie alla, o meglio a causa della fiducia mal riposta in Trenitalia) non siamo riusciti a visitare a Genova.

In qualche misura è anche una seconda puntata, un rinnovato incontro con l’opera di Banksy, un rivedere con piacere molti dei lavori già esposti a Milano con la consueta dose di polemiche, il tutto con maggiore tranquillità, senza la ressa delle sale del Mudec, i gruppi organizzati con relativa guida a costruire muri umani davanti ai lavori più noti. In generale la sensazione è quella di “maggior respiro”, quasi un controsenso visto l’obbligo di indossare la mascherina, di poter godere della slow art per dirla all’americana.
A questo proposito per evitare lunghe attese e occhiate invidiose ai fortunati che entrano senza fila è estremamente consigliato prenotare la visita.

Opere in parte già viste, dunque, ma non senza qualche novità. In particolare Lab rat, realizzato per il festival di Glastonbury nel 2000 con spray e acrilici su compensato e che la scheda informativa ci racconta essere stato ritrovato e riconosciuto per caso.

Oppure ancora una delle serigrafie su carta che più mi ha colpito per la sua forza espressiva, Nola, opera apparsa inizialmente come dipinto su muro a New Orleans, tre anni dopo le devastazioni dell’uragano Katrina.

Proprio le informazioni riportate su Lab rat e Nola richiamano l’attenzione sulla cura che gli organizzatori hanno dedicato alle schede informative. Non semplici cartellini scarni (e spesso mal illuminati e di infelice collocazione), ma vero e proprio tassello nella narrazione della figura dell’artista e della sua opera.
Così come sono interessanti (e particolari) i pannelli che corredano l’esposizione, in forma di infografica, raccontando il cammino dell’artista di Bristol.
Nel percorso espositivo, che include oltre 100 pezzi della produzione di Banksy, dai poster agli stencil su stoffa, dalle serigrafie ai dipinti, spicca anche la scultura Mickey Snake, in fibra di vetro, poliestere, resina e acrilici, creata per Dismaland, il distopico parco a tema ideato dall’artista nel 2015.

Guardando in una delle teche la maglietta commemorativa di questa installazione temporanea penso che uno dei miei reali rimpianti sia proprio quello di non essere riuscita a visitarla, ma spero che un giorno Banksy ci proporrà qualcosa di altrettanto dirompente e – è una promessa che faccio a me stessa – questa volta sarà pronta, non mi lascerò scoraggiare dalla distanza e dalle difficoltà di organizzare il viaggio. Quindi questo è solo un arrivederci.

Piè di pagina
Dove: Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Corso Ercole d’Este 21
Quando: fino al 27 settembre 2020, tutti i giorni dalle 11.00 alle 21.00
Come: ingresso intero 10 euro (+ 1 euro per diritti di prevendita per l’acquisto del biglietto online)
Catalogo della mostra
Per approfondire: Affreschi urbani. Piero incontra un artista chiamato Banksy ; Banksy. Wall and piece; Banksy. Siete una minaccia di livello accettabile; Cercasi Banksy disperatamente, ed. 2020; La vera arte è non farsi beccare. Interviste a Banksy.
Un suggerimento in più: per scoprire tutte le bellezze di Ferrara noi abbiamo soggiornato in un appartamento nel cuore di Ferrara, a pochi minuti a piedi da Palazzo dei Diamanti, prenotato su airbnb.it*.

*In qualità di membro di Airbnb Associates, potrei ricevere una commissione per le prenotazioni tramite questo link che non incide sul prezzo pagato.

Mostra – A visual protest. The art of Banksy, Mudec, Milano

If you get tired, learn to rest, not to quit

Lasciando da parte l’ossessione sulla vera identità dell’artista, le questioni legali e sul diritto d’autore e, soprattutto, la trita domanda se i graffiti siano davvero una forma d’arte, questa mostra vale senz’altro la pena di essere visitata e sulle pareti del Mudec le opere di Banksy perdono poco o nulla della loro forza di protesta.
Il percorso espositivo permette di scoprire le diverse anime di uno degli esponenti più noti della street art – presentando dipinti, print numerati, ma anche oggetti, fotografie e video – e di scoprire i temi chiave della sua produzione. Uomini e animali, metafore e messaggi, ribellione, comunicazione, provocazione, invito all’azione: è una sorta di compendio di Banksy quello che si sussegue nelle diverse sale, senza un filo cronologico, quanto tematico all’insegna di quella convinzione, ben espressa dalla citazione da Majakovskij: che apre la visita (“Siano le strade un trionfo dell’arte per tutti”). E da cui emergono evidenti sia le sfaccettature della protesta di Banksy, contro il potere ufficiale, la guerra, il consumismo, sia la sua ironia.
Parole e immagini si fondono per trasmettere messaggi sociali e politici espliciti, ma non, come rimproverano alcuni, con una predominanza del contenuto sulla forma, quanto piuttosto in una sintesi in cui i due elementi si arricchiscono reciprocamente, trascendendo anche le barriere linguistiche.

Uno dei pregi della mostra di Milano, curata da Gianni Mercurio, è che consente di calare Banksy in una sorta di dialogo con i movimenti, le correnti e gli artisti contemporanei o che lo hanno preceduto. Quindi è quasi impossibile non porre in relazione i ritratti e i simboli di Warhol con la serialità e riproducibilità che emergono chiaramente come cifra stilistica dell’artista dall’identità ignota, così come la marcata presenza del détournement non riflette una chiara impronta situazionista.

Interessante anche la sezione speciale dedicata ai video che “racconta” i murales che Banksy ha realizzato in diversi luoghi del mondo (in qualche caso già scomparsi) e sottolinea come il luogo, inteso proprio come spazio fisico e geografico, sia un aspetto fondamentale nel suo lavoro, una chiave di lettura, oltre che una fonte di ispirazione. Senza dimenticare il documentario, a cura di Butterfly Art News appositamente realizzato in cui si spiega l’approccio dell’artista attraverso i lavori.

Ma se tutto questo non sembrasse sufficiente a giustificare una trasferta milanese, basterebbe ricordare che sono esposte anche le opere che, nel 2004, furono raccolte nella mostra Pax Britannica: A Hellish Peace alla Aquarium Gallery di Londra, sponsorizzata da Stop the War Coalition. Un’occasione unica per scoprire uno dei vessilli più riusciti per tutti coloro che credono che la guerra non possa essere uno strumento per creare la pace.

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Dove: Milano, Mudec Meseo delle Culture, – Via Tortona 56
Quando: dal 21/11/2018 al 14/04/2019. Lunedì 10.30 – 19.30; martedì – mercoledì – venerdì 09.30 – 19.30; giovedì – sabato – domenica 09.30 – 22.30. Ultimo ingresso un’ora prima.
Come: biglietto intero 14 euro.
http://www.mudec.it/ita/banksy-mudec-milano/
Per approfondire: catalogo della mostra*; Banksy. Wall and piece*; Banksy. Siete una minaccia di livello accettabile*; Cercasi Banksy disperatamente*