“Cosa resterà di questi anni Ottanta…” si chiedeva un cantante e vedendo la mostra in corso alle Gallerie d’Italia a Milano possiamo dire che quanto meno resterà l’impressione di un grande fervore artistico, di un prepotente “ritorno” della pittura dopo un periodo dominato dalla performance e dalla videoarte, dalla ricerca concettuale.
Il bell’allestimento sfrutta appieno gli elementi architettonici e ciò che rimane degli arredi della ex Banca Commerciale Italiana per creare un percorso di grande fascino, che porta i visitatori a immergersi nella Transavanguardia.

La Transavanguardia italiana nasce, almeno secondo Achille Bonito Oliva a cui si deve la sua prima definizione nel lontano 1979 , come “una nuova tendenza ‘nomade che non rispetta nessun impegno definitivo’ in antagonismo con la ‘linea di lavoro oppressiva e masochista’ dell’Arte Povera” marcata da un un recupero della manualità e del figurativo, del corpo umano, così come del disegno e della pittura all’insegna dell’eclettismo stilistico.
E proprio questo eclettismo è la cifra della mostra curata da Luca Massimo Barbero che fa scorrere sotto gli occhi del pubblico opere tra loro diversissime, per temi e materiali, per stili e soggetti.
Sembra di essere tornati con lo spirito alla sezione “Aperto 80” della XXXIX Biennale di Venezia, organizzata proprio da Bonito Oliva che segnò in qualche modo l’ufficializzazione della corrente destinata, non senza qualche polemica, a conquistare anche la scena internazionale.
Il nucleo principale dell’esposizione è quello delle opere di Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, i cinque (magnifici) artisti che componevano il gruppo originario della Transavanguardia.
Sulle pareti assistiamo a un autentico trionfo della soggettività dell’artista, a una rielaborazione della tradizione artistica precedente, vicina e lontana, mediata dalla personale sensibilità di ciascuno degli autori. Non esiste un unico stile, quanto piuttosto un costante movimento tra territori stilistici diversi e non stupisce quindi che la critica abbia parlato di nomadismo culturale, di ibridazione, di trasversalità.
Le opere sono fortemente narrative, a cavallo tra realtà e simboli, all’insegna di una completa libertà espressiva, prevale un linguaggio poetico ed evocativo, senza però dimenticare una componente che potremmo definire nazionale, o addirittura regionale, che si oppone alla standardizzazione dell’arte a livello globale.
Si torna, insomma, per dirlo ancora con le parole di Bionito Oliva a “un’immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione”.

Uno degli aspetti più riusciti della mostra è che Painting is back non è solo Transavanguardia.
È, infatti, evidente la volontà di creare un rapporto dialettico con la poetica di artisti coevi ai Magnifici Cinque, come ad esempio Mario Schifano e Franco Angeli o ancora Mimmo Rotella, Emilio Tadini o Valerio Adami.

Così come è interessante il dialogo sulle pareti con altri artisti che segnano nel panorama italiano una posizione di dissidenza o vengono iscritti in altri gruppi, come Luigi Ontani che storicamente si vuole esponente dei Nuovi Nuovi e di cui ho particolarmente amato i lavori esposti.

Apprezzabile anche la scelta di creare un gioco di rimandi nella sala dedicata a Enrico Baj di cui sono presentate alcune opere realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo, e il Muro delle idee, una tela di 19 metri del 1983 che riprende innovandole tecniche già utilizzate in precedenza per dare vita a una sorta di graffito.
Nel complesso, quindi, una mostra da visitare per sfatare il mito che gli anni ’80 si debbano ricordare solo per i Paninari e gli Yuppies, un diffuso disimpegno politico e culturale o come l’era dell’apparenza.
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Dove: Gallerie d’Italia, Piazza della Scala 6, Milano.
Quando: fino al 3 ottobre 2021, tutti i giorni escluso il lunedì dalle 9.30 alle 19.30. Ultimo ingresso un’ora e mezza prima della chiusura.
Come: biglietto intero 10 euro, ingresso gratuito con l’Abbonamento Musei Lombardia. Con il biglietto della mostra è possibile visitare anche la collezione permanente.
Per approfondire: La transavanguardia italiana. Ediz. Illustrata di Achille Bonito Oliva*; La critica a effetto: rileggendo «La trans-avanguardia italiana» ed. Quodlibet*.
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